Amarcord Mina Celentano: come nacque “Che t’aggia dì”
Fra una settimana, uscirà finalmente l’attesissimo Le Migliori, il nuovo album di Mina e Celentano, che andrà a bissare il precedente fortunatissimo disco inciso insieme ormai diciotto anni fa. Un successo da un milione e seicentomila copie vendute, trainato da singoli come Acqua e sale, Brivido felino e Che t’aggia dì. Quest’ultima è stata composta da Celentano e, come suggerisce il titolo, il testo è scritto in dialetto foggiano. Com’è noto, Adriano è nato a Milano da genitori foggiani, il signor Leontino e la signora Giuditta Giuva, che emigrarono nel capoluogo lombardo nel 1929, e ha sempre avuto ben presenti le proprie origini, soprattutto grazie alla madre (il padre morì nel 1951, quando Adriano di anni ne aveva tredici), che in famiglia si esprimeva nel suo dialetto d’origine. Lo spunto perciò arriva proprio da lì: Adriano scrive la canzone in una notte (fatto abbastanza inusuale dato che Adriano è famoso per i suoi tempi lunghi) e il giorno dopo la fa ascoltare a Mina che la trova divertentissima, e accetta d’inciderla. Adriano le diceva le frasi in dialetto cercando di insegnarle la pronuncia corretta, e lei le ripeteva fin quando non fossero perfette. La canzone verrà lanciata come singolo, accompagnata da un divertente video animato che ritrae Mina e Celentano con le fattezze di paperi disneyani, e avrà molto successo.
Qui di seguito riportiamo lo spassoso racconto di come nacque la canzone, in un’intervista rilasciata da Adriano a Gino Castaldo di Repubblica:
(…) è divertente com’è nata Che t’aggia dì, la canzone in dialetto foggiano contenuta nell’album. M’è venuta all’improvviso, una notte, e il giorno dopo gliel’ho fatta sentire. Lei ha riso, ha detto: è fortissima, mi piace moltissimo, però io ‘cazzo’ non lo posso dire, quando lo sente mio padre spegne il giradischi. Io le spiegavo che era un fatto di costume, mia madre, foggiana, lo usava come intercalare. Poi, discutendo ci è venuto in mente di censurarlo, ma trasformandolo in una gag, col fischio, e lei che dice: ho sentito un fischio?
Però nel pezzo Mina ad un certo punto risponde con un “vaffanculo” bello chiaro…
Sì, è andata così. In studio io le dicevo le frasi del testo in foggiano e Mina le ripeteva al microfono finché non erano perfette. Poi lei è bravissima, arrivava a una pronuncia perfetta. Ho capito che era in vena, così a un certo punto anche se non era previsto ho detto ‘vaffanculo’ e lei lo ha ripetuto perfettamente, e io allora ho detto: questa la teniamo, è troppo bella. (…)
Antonio