Armonia
Condivido con Voi, se Vi fa piacere, un pensiero che ho scritto stamattina, per me soprattutto, e per chi lo volesse fare suo…
Ci sono parole adatte ad ogni cosa, parole per dire il bene, parole per dire il male. Parole per ogni momento, ogni atteggiamento. Poi ci sono le espressioni del viso, degli occhi, le reazioni, le recriminazioni. Anche. Il disagio, a volte, è così forte da inghiottire ogni raffigurazione di se stesso. Annientando così l’efficacia di un messaggio mai partito. E, quindi, mai arrivato a destinazione.
Siamo così impegnati nella costruzione di un modo di essere il più possibile complementare alla società che “ci vive? da perdere di vista la nostra vera attitudine. Il coraggio di uscire da sé e attraversare vicoli di disperazione con passo lento, seppure deciso, a volte, spesso, manca. E l’assenza di questo impulso ci rende inerti. E lasciamo, pavidamente, che le cose accadano, che eventi inaspettati, o meglio non più sperati, si concatenino alle nostre pause, alle nostre paure.
Ho interrogato più e più volte la mia volontà, l’ho violentata, ci ho provato almeno, ho preteso, ho atteso. Invano. Il suono assordante di un silenzio represso è come una forma di recinto. Dalle alte barriere. Guardo fuori e vedo sfocato. Vedo, per carità, certo che vedo. E sento. E come, se sento.
Ma non riesco proprio a passare oltre, la mia mano tasta l’aria, ne percepisce temperatura e direzione del vento. E io mi carico di questa energia non mia.
Aldilà della facile metafora, è così triste vivere in un contenitore che non ci appartiene, una pelle che non è la nostra. Il disagio di disconoscere se stessi, di sentirsi proprio come un pesce fuor d’acqua, è una brutta sensazione. Ci si gira intorno. A volte ricordo con una certa emozione il gioco che facevo da bambino con mio fratello. Quando accadeva qualcosa di brutto, relativamente all’età che vivevamo, ovviamente, pensavamo che “resettando? tutto, chiudendo gli occhi e andando a dormire, potessimo annullare ogni effetto dell’accaduto, consegnando alla notte la scia di quel fatto da dimenticare. Lo stesso metodo provavamo anche ad applicarlo quando perdevamo qualcosa: ritornavamo al punto di partenza e fingevamo di non averlo mai cercato. A volte, devo dire, funzionava. Da anni, da molti anni, vivo in uno stato di inadeguatezza. E’ difficile da spiegare. E da rappresentare. Da capire. Siamo sempre così concentrati nella ricerca di fatti concreti: lavoro-casa-salute-benessere…E dimentichiamo che il sentimento è il vero collante di ogni situazione, ogni evento. Mi ritrovo spesso a discutere di me, delle mie scelte e decisioni, confrontarle con altre.
In passato ho vissuto momenti di gioia e momenti di tristezza, amara disperazione a volte. Tutto lascia una traccia di sé. Tutto ci segue. E nulla che non venga seriamente affrontato e risolto tende ad esaurirsi. Il gioco che facevo con mio fratello non funziona con i sentimenti. Ho una bellissima figlia e sono felice di essere padre. Un gran bel regalo di Dio, che ringrazio infinitamente per avermelo dato. Il disagio interno, quello che nasce dal ricordo di sé, dalla malinconia di sé, quello non si cancella, né lo si può sottoporre ad altre emozioni. La condivisione di idee, emozioni e passioni è fondamentale per vivere bene con se stessi e con chi ci sta accanto. L’armonia dovrebbe essere il vero filo conduttore della nostra esistenza, quando questa manca, beh, ci si sente un po’ più soli. Pur passeggiando in mezzo alla folla.
Paolo