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E' stato colui che più di tutti ha diffuso il rock and roll in Italia, un genere suonato principalmente nelle cantine e nei locali alternativi, dando vita alla più importante rivoluzione della storia della musica in Italia. Da quel momento, col suo arrivo sulle scene, i giovani in Italia hanno avuto per la prima volta una voce e un personaggio con cui identificarsi.
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Ha contribuito a svecchiare Sanremo che, da tempio imbalsamato delle italiche romanze fino a quel momento appannaggio di gente come Claudio Villa e Nilla Pizzi, si aprì alla modernità, grazie alla sua memorabile partecipazione con 24000 baci, che entrò nell'immaginario collettivo. La sua esibizione fece così scalpore che finì oggetto di un'interrogazione parlamentare da parte della Democrazia Cristiana che voleva "conoscere quali esigenze artistiche soddisfi il festival e a quale gusto artistico corrispondono tutti i movimenti contorsionistici a sfondo epilettoide che alcuni cantanti sistematicamente effettuano davanti a milioni di telespettatori". L'obiettivo, anche se mai nominato, è proprio Adriano. Ma i tempi stavano cambiando, e Adriano contribuì attivamente al cambiamento.
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E' stato il primo a fondare una casa discografica in proprio, il Clan, dimostrando che un artista poteva essere indipendente, senza essere costretto a tollerare le imposizioni dell'industria discografica. Clan che, grazie a Claudia Mori che se ne occupa, è ancora oggi un'attività fiorente.
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Il primo singolo pubblicato col Clan, Stai lontana da me, ha venduto la cifra record di un milione e trecentomila copie, e gli ha permesso di vincere la prima storica edizione del Cantagiro.
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E' stato il primo a capire la potenza dell'immagine: un cantante non doveva solo cantare, ma anche curare la promozione, il marketing, in modo molto oculato. E senza vedere queste attività come un male o furbate di cui vergognarsi, ma considerandole parte integrante del proprio lavoro, come già accadeva all'estero (nella foto, lo storico "Centone del Clan").
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Ha anche rivoluzionato l'abbigliamento e il modo di vestire: è stato il primo in Italia a sdoganare i pantaloni a zampa d'elefante. S'inventò inoltre i pantaloni bicolore, che ebbero un buon successo.
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La sua punta di diamante, il matrimonio con Claudia Mori che dura da più di 52 anni. Compagna di vita e musa ispiratrice, manager, ma anche madre, sorella e guida con cui Adriano può essere sé stesso.
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E' stato di fatto il primo a introdurre tematiche religiose nelle canzoni pop, pescando a piene mani nel Vangelo, e uno dei pochi a farlo con credibilità. Lo ha fatto a partire non da Pregherò (generica preghiera non scritta da lui), ma da Bambini miei (una delle prime canzoni composte dopo la "crisi mistica"), con espliciti riferimenti a Gesù Cristo. Uno degli esempi maggiori è Il forestiero, che narra dell'incontro fra Gesù e la Samaritana, episodio tratto dal Vangelo di Giovanni.
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Ben E. King ha apprezzato Pregherò, che è la versione italiana del suo più grande successo, Stand by me. Non per il testo, dato che non conosce l'italiano, ma proprio per l'interpretazione di Adriano: "Mi è piaciuta, perché Stand by me è un brano che viene dall'anima e anche cantato in un'altra lingua preserva la sua profondità.".
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E' stato il primo a introdurre l'ecologia nelle canzoni con l'autobiografica Il ragazzo della via Gluck, datata 1966 (nel famoso verso "torna e non trova gli amici che aveva/ solo case su case, catrame e cemento"). Impegno proseguito col brano L'albero di 30 piani nel '72 e fino ai giorni nostri con inalterato vigore.
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Con Il ragazzo della via Gluck ha trattato anche, con grande efficacia e molta delicatezza, la questione degli emigrati, come ha ben spiegato Claudia Mori: "[la canzone] racconta gli inizi di molti italiani e (..) dunque è per loro patrimonio comune. Lui era figlio di emigrati veri, venuti al Nord dalla Puglia con la valigia di cartone, poi certo non tutti hanno avuto la fortuna di Adriano. Mi sembra ancora una canzone molto moderna e attuale."
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Il ragazzo della via Gluck è anche una delle canzoni italiane che ha avuto tanto successo da essere stata tradotta all'estero in varie lingue. La più famosa di queste versioni è indubbiamente quella di Francoise Hardy, intitolata La maison ou j'ai grandi.
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Sull'esempio di Like a Rolling Stone di Bob Dylan, ha infranto per primo in Italia il tabù della durata dei singoli con Mondo in Mi 7a (oltre sei minuti).
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Il suo timbro inconfondibile ne ha fatto uno degli interpreti più rinomati, oltre che ricercati, della canzone italiana. Disse Paolo Conte che scrisse per lui Azzurro, insieme a Vito Pallavicini: "I cantanti italiani non mi piacevano con quelle voci sdolcinate artificiose. Il pregio di Celentano è quello di essere capace di rendere immediatamente intelligibile un testo cantandolo, fosse anche l'elenco del telefono. E' un modo umano, perfino banale, d'interpretare una canzone."
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Ha grande seguito anche all'estero. In Francia divenne così famoso che, accompagnato dal suo complesso I Ribelli, tenne nel 1963 concerti per una settimana allo storico teatro Olympia, a Parigi. (foto tratta dal profilo Facebook di Gianni Dall'Aglio).
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Il rocker francese Johnny Hallyday all'inizio si è ispirato in parte anche a lui, tanto da incidere una versione nella sua lingua di 24000 baci (24000 baisers).
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In Francia ancora molti anni dopo, la sua popolarità era tale che nel 1977 sfiorò il milione di copie vendute con la sua versione di Don't play that song, un vecchio classico di Ben E. King. Il successo fu così grande da guadagnarsi una citazione nientemeno che dal New York Times: "Adriano Celentano of Italy reached the No. 1 spot on the French singles chart with his English-language recording of a 1962 American hit, "Don't Play That Song." (traduzione: l'italiano Adriano Celentano ha raggiunto il primo posto della classifica francese dei singoli con la registrazione in lingua inglese di una hit americana, "Don't Play That Song").
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In Germania la sua popolarità è tale che nel 2002 un promoter truffaldino organizzò una finta tournée di Adriano che avrebbe toccato diverse città, e che riuscì a registrare nella data prevista a Bonn il tutto esaurito. Il Clan, tramite avvocato tedesco nominato per l'occasione, spiegò ai fan teutonici che si trattava di una truffa ai loro danni (nella foto, Adriano in Germania nel 1979).
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In Russia e negli altri paesi dell'est Europa è un autentico mito. Lì le ragioni sono più profonde: poiché negli anni sessanta, a causa della Guerra Fredda, le canzoni dei primi rocker degli Stati Uniti erano vietate, quelle di Adriano venivano ascoltate, in principio di nascosto per poi diffondersi nella popolazione tramite il passaparola, facendo così di Celentano un eroe per quella gente, che lo vedeva come un grande rivoluzionario in musica, e non solo. L'arrivo dei suoi film ha poi ingigantito il suo mito. Per i russi, Adriano ha sfidato la sua storica paura dell'aereo, volando da loro per proiettare Joan Lui e per tenere due storici concerti (nella foto Adriano e Claudia in Russia).
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Stessa cosa per i paesi dell'ex Jugoslavia. Il famoso regista Emir Kusturica, che nella sua opera prima, Ti ricordi di Dolly Bell fa suonare più volte 24000 baci, spiegò che, dato che i dischi americani nei paesi ex comunisti dell'Europa dell'est erano vietati, fu proprio Adriano a far conoscere loro il rock and roll (nella foto, Adriano col cantante serbo Goran Bregovic).
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Discorso a parte merita l'Albania. Secondo l'AGI "Dopo il successo di Sanremo con "Chi non lavora non fa l'amore" divenuta subito popolare in Albania, il regime comunista decise di mettere al bando la canzone e di avviare una campagna di rettifica nelle scuole del paese, con funzionari del regime che facevano ascoltare il pezzo spiegando il suo "vero significato reazionario". Una campagna che ottenne l'effetto opposto, aumentando la popolarità di Celentano. Andò peggio per i cantanti che si esibirono al festival della canzone albanese nel 1972, che il dittatore Enver Hoxha condannò come espressione del liberalismo e della degenerazione occidentale. Furono arrestati, insieme al direttore della televisione di Stato, Todi Lubonja, il padre dello scrittore Fatos, che finì anche in carcere, e condannati a lunghe pene detentive. Il giovane cantante Sherif Meidani fu condannato a venti anni per avere osato ispirarsi anche nelle movenze ad Adriano Celentano."
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Come gli ha riconosciuto la rivista Nocturno, specializzata in cinema, Adriano è l'unico artista multimediale dello spettacolo italiano. Cioè l'unico che, spaziando in altri campi oltre alla musica come il cinema e la televisione, ha contaminato la creazione musicale con quella visuale tramite canoni da lui stesso creati.
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E' il cantante che più di tutti ha avuto successo al cinema. Non solo musicarelli, ma una vera e propria carriera cinematografica, alternando film d'autore (con registi come Germi, Lattuada, Argento, Corbucci, Festa Campanile e attori, oltre a Claudia Mori, come Sophia Loren, Anthony Quinn e Monica Vitti) a commedie di cassetta sbanca-botteghino.
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Adriano fa tendenza anche senza volerlo: nel film Serafino il personaggio omonimo da lui interpretato aveva una maglietta con uno scollo a girocollo chiuso da tre bottoncini e, dopo il successo della pellicola al cinema, nei negozi di grande distribuzione e nei mercati fu lanciata con grande successo proprio questo particolare capo d'abbigliamento.
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Adriano ha vinto anche due David di Donatello come miglior attore protagonista: nel 1976 per Bluff (ex aequo con Ugo Tognazzi) e nel 1980 per Mani di Velluto.
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Qualcuno forse non lo vedrà come un bene, ma Adriano è stato anche colui che, oltre a tutto il resto, di fatto ha "inventato" il film comico a Natale. Quei film che escono nel periodo natalizio e sbancano i botteghini con incassi clamorosi e con la gente che si mette in coda e fa la fila al cinema, in particolare quelli diretti da Castellano e Pipolo (nella foto con Adriano), da Mani di velluto fino a Segni particolari bellissimo. Oggi il suo maggiore epigono a livello d'incassi è Checco Zalone, che peraltro è grande estimatore di Adriano.
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Innamorato Pazzo, distribuito nei cinema nel dicembre del 1981 è stato uno dei più grandi incassi di sempre della storia del cinema italiano.
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E' tutt'oggi di fatto l'unico cantante nel mondo ad aver avuto successo anche come regista. Yuppi Du, considerato all'unanimità il suo capolavoro, fu presentato in concorso al Festival di Cannes, e fu accolto favorevolmente, oltre che dal pubblico, anche dalla critica, sia italiana che straniera. E se non fosse stato per l'esperimento di dieci anni prima, un film diretto assieme a Piero Vivarelli intitolato Super rapina a Milano, avrebbe vinto anche il premio come miglior opera prima.
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L'innovativa, e mai più davvero ripetuta in Italia, campagna di marketing per il lancio di Yuppi Du: un vero e proprio esempio di merchandising con l'invasione di poster con l'effige dell'uomo voltato di schiena con le braccia tese a mo' di uccello, le magliette con suddetta effige e una serie di altri oggetti prodotti per l'occasione tra cui un gioco da tavola (di cui il discografico Rudy Zerbi è orgoglioso possessore).
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E' stato precursore del rap con la canzone Prisencolinensinainiusol, pubblicata nel 1972. Canzone composta da Adriano stesso che canta in inglese maccheronico frasi di nessun senso su una melodia in loop. La copertina del 45 giri recava la scritta "1 in tutto il mondo - dati forniti dal centro elaborazione dati del futuro 1978". Data a parte, è notevole la lungimiranza di Adriano che previde un futuro successo all'estero del pezzo, visto che negli ultimi anni la canzone grazie ad internet ha conosciuto una certa notorietà, in particolare negli Stati Uniti.
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Primo a fare una canzone sul cibo geneticamente modificato, L'Unica Chance (presentata in tv con Lola Falana, nella foto con Adriano). Nel 1973!
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E' stato il primo in Italia a fare concerti negli stadi, con la tappa al Dino Manuzzi di Cesena il 28 agosto 1977. Fece poi un tour vero e proprio negli stadi nel 1979. Memorabile, tra le altre, la data al San Paolo di Napoli con 65.000 spettatori paganti (nella foto, Adriano nel suo caratteristico giro in bicicletta per salutare il pubblico).
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Nel film Geppo il Folle, nella scena del concerto allo stadio, le comparse hanno pagato di tasca propria per partecipare alla scena, come se fosse un concerto vero e proprio! Evento che non ha precedenti nella storia della musica e del cinema.
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E' sempre al passo coi tempi per naturale predisposizione, evitando così di inseguire un giovanilismo di maniera e soprattutto di abbandonarsi a rimpianti del passato, tanto che in un'occasione ha dichiarato che "i computer hanno migliorato la qualità della musica" (nella foto un momento della trasmissione "Arrivano gli Uomini" del 1996).
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Ha capito più di chiunque altro l'importanza della televisione e dei danni che l'eccessiva esposizione mediatica può procurare, tanto da dichiarare: "Ogni tanto è bene scomparire per qualche tempo" e inoltre che "l'eccesso può creare danni, innervosire il pubblico."
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Non contento di aver rivoluzionato la musica in Italia, ha reinventato anche il modo di fare tv col suo famoso Fantastico. Prima di lui gli spettacoli d'intrattenimento che affrontavano anche argomenti seri non esistevano. Oggi in tv questo tipo di programmi pullulano. Ultimo esempio: Saviano nella trasmissione Amici di Maria De Filippi a far monologhi.
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Con Fantastico Adriano ha dimostrato una volta di più di essere un genio della comunicazione anche con in suoi esperimenti, in particolare quando chiese ai telespettatori di sintonizzarsi per un minuto su Canale 5 (lo seguirono quattro milioni di spettatori) e di spegnere la televisione per cinque minuti (quella volta lo seguirono in otto milioni). Un evento tale da far scrivere a Beniamino Placido, solitamente molto critico: "Bel colpo (...) Celentano... ha rammentato a sé stesso, ai telespettatori, alla Televisione cosa la Televisione è. E' un "gigante timido", come ebbe a esprimersi una volta Marshall McLuhan. Un gigante insonnolito, che ha potenzialità enormi, e non le sa sfruttare."
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Con Fantastico, Adriano ha inciso anche in maniera più diretta, come quando invitò Dario Fo a tenere una rappresentazione di trenta minuti tratta dal suo Mistero Buffo e che, a parte qualche puntata sulla seconda rete, mancava da Raiuno dai tempi della famigerata censura a Canzonissima ("questo è il mio vero ritorno", disse Fo).
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Adriano e Claudia invitarono a Fantastico anche Franca Rame, che mise in scena il suo monologo Lo stupro. Un grande atto di coraggio nella Raiuno democristiana dell'87, un momento storico per la televisione e una svolta per il costume, dato che introdusse prepotentemente il tema della violenza sulle donne nella società italiana.
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Sul rivoluzionario utilizzo del mezzo televisivo da parte di Adriano e sulle sue conseguenze, vale la pena citare le profetiche parole di Eugenio Scalfari su Repubblica: "Penso che stia nascendo una dimensione politica nuova, che Celentano ha intercettato d'istinto (...) so per certo che qualche uomo politico particolarmente attento segue con grande interesse le sue esibizioni televisive (...) Ha messo in moto un meccanismo, ha reso visibile il potere ipnotico della televisione, ha dimostrato che una massa cospicua di italiani è inerme, disponibile alla suggestione d'un guru attrezzato per la bisogna, stufa e arcistufa dei farisei di sempre e dei sepolcri imbiancati. Qualcuno, prima o poi, utilizzerà la lezione, perfezionerà l'esperienza, la volgerà a qualche fine mirato e politico."
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Infatti, anche se nessuno o quasi è disposto ad ammetterlo apertamente, il suo modo di utilizzare il mezzo televisivo per lanciare messaggi alla gente, l'instaurazione di un filo diretto col pubblico attraverso i monologhi a favore di telecamera ha influenzato moltissimi operatori della comunicazione e della politica. Da Cossiga con le sue picconate (era lui il Presidente della Repubblica quando Adriano nel suo famoso monologo contro la caccia invitò la gente a mandare un messaggio proprio al presidente), al primo Berlusconi con le sue videocassette (con la famosa battuta di Agnelli a commento delle uscite mediatiche del Cavaliere: "Mi sembra Celentano").
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Fantastico, oltre a tutto il resto ha contribuito a svecchiare la televisione italiana "ammazzando" il varietà classico, un genere ormai imbolsito e sorpassato, come disse lo storico dirigente Rai Brando Giordani: "E' un fatto che Celentano ha invecchiato tutti di cinquant'anni. E' come se sulla strada per la quale ci eravamo sempre mossi Celentano avesse gettato un macigno."
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Col suo Fantastico riuscì anche a far sì che la Rai non soccombesse a Mediaset che prendeva sempre più spazio e sognava il sorpasso negli ascolti. Come ammise allora il dirigente Fininvest Giulio Chiodarelli: "La Rai ha vinto il terno al lotto con Celentano (...) Noi abbiamo fatto degli esperimenti di programmazione con il varietà della Carlucci che è stato un disastro e abbiamo dovuto bloccarlo."
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Adriano ha anche il grande merito di aver lanciato in tv un personaggio strepitoso come Bruno Gambarotta (proprio a Fantastico).
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Steven Van Zandt, lo storico chitarrista di Bruce Springsteen ha definito Adriano "my hero" su Twitter per l'intervista che gli fece a Fantastico al tempo della sua carriera solista dove affrontarono temi sociali. Van Zandt fu talmente colpito che pochi giorni dopo quell'ospitata, in un concerto in Italia, disse tra la sorpresa generale: "Dovete essere orgogliosi di avere un programma come Fantastico."
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Da Fantastico in poi, Adriano è diventato anche una star televisiva che con la sua sola presenza riesce a far ottenere al programma che conduce o che lo ospita ascolti stellari e conseguenti grandi introiti pubblicitari. Come disse il giornalista (e nipote di Adriano) Bruno Perini: "Adriano è un business pazzesco per la Rai." (nella foto, Adriano ospite nel 2012 del Sanremo condotto da Morandi).
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Potere sugli ascolti dimostrato dalla storica ospitata da Tony Renis a Sanremo nel 2004. Ospite a sorpresa nell'ultima puntata, senza essere stato annunciato, fece schizzare in alto l'indice d'ascolto fino a quel momento deludente, contribuendo a salvare il Festival da un catastrofico flop. Adriano fece questo gratis e senza dischi in promozione. Qualcosa di simile accadde con l'ospitata nel 2002 al programma Uno di noi condotto da Gianni Morandi.
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Con la sua apparizione come unico ospite per quella puntata (2 novembre 2006), il programma Che tempo che fa di Fabio Fazio ha ottenuto il record d'ascolti (6 milioni 271mila telespettatori con il 24.81% di share). Record, dopo più di dieci anni, ancora imbattuto.
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Il programma Francamente me ne infischio del 1999, che segnava il grande ritorno di Adriano su Raiuno dopo Fantastico, è stato premiato con la prestigiosa Rose d'Or al Festival di Montreux, l'equivalente dell'oscar per la televisione. Adriano non andò alla consegna, ma mandò Claudia Mori in sua vece a ritirarlo (nella foto, Adriano insieme a Francesca Neri durante la trasmissione).
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Col suo programma Rockpolitik, nel 2005, oltre ad ottenere il solito record d'ascolti, ha inciso, ancora più che altre volte, in maniera determinante sul dibattito pubblico riguardante la libertà d'espressione, sollevando il caso del licenziamento dei giornalisti televisivi Enzo Biagi e Michele Santoro e del comico Daniele Luttazzi perché sgraditi all'allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Santoro disse che grazie a Celentano ebbe "la spallata definitiva per farmi tornare".
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Per dare un'idea dell'incidenza sull'opinione pubblica di Rockpolitik, basti menzionare le parole dello stesso Berlusconi dette durante la campagna elettorale delle elezioni politiche del 2006, quando spiegò che il suo presenzialismo televisivo era dovuto al fatto di dover recuperare consensi dopo le cose dette contro di lui in quella trasmissione.
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Ha ricevuto l'apprezzamento anche da molti artisti stranieri: Ian Dury, Alex Chilton, i Lightning Bolt, Jonny Greenwood dei Radiohead, I Saint Motel (nella foto con Adriano), i Morcheeba, solo per citarne alcuni. Senza contare la rivalutazione di Prisencolinensinainciusol degli ultimi anni, tanto che nel quarantennale della pubblicazione del pezzo, Adriano è stato intervistato nientemeno che dalla NPR, la radio pubblica americana. Scusate se è poco.
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Con l'album Io non parlar d'amore pubblicato nel 1999 a 61 anni e dopo 32 anni di carriera, Adriano ha ottenuto il suo record assoluto di vendite con oltre due milioni di copie vendute.
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Il brano L'emozione non ha voce tratto sempre dall'album Io non so parlar d'amore, è la canzone italiana di maggior successo di sempre.
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Dopo tanti anni di carriera non solo vende, ma è ancora un artista rilevante: lo prova il fatto che dopo le due serate all'Arena di Verona trasmesse da Mediaset l'8 e il 9 ottobre 2012, ribattezzate Rock Economy, la tv è stata invasa dai cosiddetti "concerti-evento" sulla scia del successo di quelli tenuti da Adriano, in alcuni casi ripetendone sfacciatamente formula e ambientazione.
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Altra prova della rilevanza di Adriano: il solo annuncio della trasmissione dei concerti fece registrare un rialzo dei titoli di Mediaset in borsa. Quando si dice la potenza mediatica.
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Rock Economy ha registrato un record di ascolti (oltre nove milioni di spettatori e quasi il 33% di share) che a Mediaset non vedevano da anni, e che dopo più di quattro anni rimane ancora insuperato. Cosa ancora più eclatante è la vittoria degli ascolti del meglio delle due serate andato in onda per due anni consecutivi (2013 e 2014), entrambe le volte nel mese di dicembre.
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Nonostante il record di ascolti ottenuto in tv, il dvd con il meglio delle due serate è risultato il più venduto del 2013, battendo finanche gli One Direction, la boy band amatissima dagli adolescenti.
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Secondo uno studio condotto da Stefano Cilio, Adriano Celentano è l'artista italiano più presente nella top ten dei dischi più venduti dal 1959 (per ben 17 volte).
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Come hanno fatto notare gli amici del Mina Fan Club, col primo posto raggiunto in questi giorni dall'album Le Migliori, Mina e Celentano sono "i soli artisti italiani ad aver conquistato il primo posto della hit parade in sette decadi diverse dagli anni Cinquanta ad oggi". La prima volta per entrambi nel 1959: lui con Il tuo bacio è come un rock e lei con Tintarella di luna. L'ennesimo record raggiunto.