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Auguri Claudia!

Claudia Mori

Oggi è il compleanno della “donna del Re”, Claudia Mori! 🙂
Per omaggiarla, riportiamo qui di seguito una sua intervista concessa al settimanale Grazia, risalente al 2012:

Claudia Mori: «Non ditemi che è amore»

di Stefania Rossotti

È sposata da 48 anni con Adriano Celentano e il segreto è non aver mai rinunciato ai suoi difetti («La nostra parte più vera»). Ma sul lavoro Claudia Mori i difetti proprio non li accetta («Chiamiamole piuttosto sciatterie»). Tanto più quando in ballo c’è un tema importante come la violenza contro le donne.

Avevo in mente un’intervista a muso duro, date le premesse: una serie fastidiosa di rinvii dell’appuntamento (telefonico). Poi la voce di Claudia Mori mi ha sedotta: gentile, intelligente. Lei, si sa, è la regina del doppio registro: sa essere morbida o durissima, regale o zingara, distante o vicinissima. Mai docile, però. E questo è il suo fascino.

Claudia è ideatrice e produttrice di quella che lei chiama “una collezione” e che è una serie di quattro film (che andranno in onda su Raiuno a partire dal 27 marzo) con un tema comune: la violenza contro le donne. Primo titolo: Troppo amore, firmato da Liliana Cavani.

Signora Mori, si può fare fiction su una tragedia?
«Io l’ho fatto, scegliendo registi importanti: Liliana Cavani, Margarethe Von Trotta, Marco Pontecorvo. La fiction è una forma di comunicazione popolare e profonda. Aiuta a restituire volti e storie alle notizie che i tg danno a bruciapelo, senza lasciarci il tempo di capire che, dietro a ogni violenza, c’è una vita vera».

Per produrre film così forti, ma adatti alla prima serata su Raiuno, bisogna mediare molto. Lei non sembra una donna disposta a farlo.
«E invece lo sono. La mia collezione sulla violenza doveva comprendere anche un film sulla pedofilia e uno sulla tratta delle prostitute: bocciati, pazienza».

Perché fa la produttrice, signora Mori? Perché sceglie temi così duri?
«Scelgo argomenti forti perché sono una donna e quindi sono più sensibile a quello che succede e più brava a muovere le corde giuste per raccontarlo. E faccio la produttrice perché sono arrivata a un buon punto della mia vita. Prima non ne avrei avuto la capacità, lo spirito, forse neanche il desiderio. Ogni età ha le sue priorità. E anche le sue risorse: adesso sono in grado di resistere alla fatica di trovare un editore e di fare scelte artistiche degne del progetto che ho in mente».

Che cosa ha in mente, per il futuro?
«Un nuovo “San Francesco”, sempre girato da Cavani. Io e Liliana vorremmo farlo per il cinema e poi serializzarlo per la tv. Ma siamo disposte ad accettare qualunque soluzione, pur di produrlo. Ci accontentiamo».

Claudia Mori che si accontenta: da non credere.
«Anche questo è un regalo della maturità, ma do sempre dei limiti ai limiti: non scendo a patti con la sciatteria, non tratto sulla qualità di quello che faccio».

Prima ha parlato di cambiamento di priorità. Che cosa vuol dire esattamente?
«Ho girato il mio primo film a 14 anni, forte di una sana inesperienza che mi ha portato a scelte che non rifarei, ma che ho fatto bene a fare. Poi mi sono sposata, ho badato ai figli. E, qualche anno fa, Adriano mi ha chiesto di diventare amministratrice di… tutto: ho dovuto studiare quello che non sapevo. Poi gli ho detto di sì».

La sua è una delle poche coppie di lunga durata, e di grande notorietà, in cui la donna non è scomparsa, fagocitata dall’ombra del marito famoso.
«Mi chiamo Claudia Mori: nome e cognome, ci tengo molto».

Non parlavo solo di anagrafe…
«Io ho amato molto, e amo ancora, Adriano. Siamo sposati da 48 anni, più due di fidanzamento: il che fa 50. Capisce? Se non fossimo restati due individui distinti, io adesso non ci sarei più. Non ho mai voluto sparire nella sua ombra e nemmeno rifugiarmici. Sono anche convinta che lui non avrebbe mai voluto che lo facessi. L’amore diventa più forte se tu non rinunci ai tuoi difetti».

Perché tenersi stretti proprio i difetti?
«Perché sono la cosa più tua, la prova che l’altro ti prende come sei. Amare una vittima è da prevaricatori, io non vorrei mai essere amata così».

Lei è molto lucida. Eppure appassionata.
«Sono sempre stata lucida. Ma non creda che abbia fatto scelte a tavolino. Non mi sono mai detta: “Non devi mai essere la signora Celentano”. Anche perché quando l’ho incontrato non era nessuno: ho sposato uno sconosciuto. E da lui e con lui ho avuto tutto quello che si può avere in 50 anni, compresi momenti di grande infelicità. Ho avuto amore, rispetto, passione fisica».

Parla al passato prossimo. Perché?
«Evitiamo di dire stupidaggini: la passione fisica, con il tempo, si affievolisce. Ma il desiderio non cambia: io continuo a desiderare moltissimo di stare con lui. Anzi, la voglia di starsi accanto aumenta con il tempo».

In un’intervista, sua figlia Rosalinda mi ha raccontato che lei dice sempre: “Se muore papà, ammazzatemi. Non voglio vivere senza di lui”…
«Davvero le ha detto questo? Aiuto! No, non lascerei mai il mio destino nelle mani dei figli, quelli chissà come mi ammazzerebbero: non mi fido di loro (ride). È vero, invece, che ho chiesto a Dio di farmi morire prima di Adriano, non riesco a pensare al dolore che proverei».

Rosalinda ha un suo gigantesco ritratto all’ingresso: un grande tributo alla sua bellezza.
«Non l’ho visto. Rosalinda è un’artista vera: ma è senza pelle, troppo buona, troppo dedita a tutti».

L’altra sua figlia, Rosita, mi ha detto che ogni volta che lei entra in casa sua la critica. È il genere “mamma-rompiscatole”?
«Per forza. Rosita ha un’assurda cucina country: che ci fa una roba così a Milano?».

Va bene, ma deve proprio dirglielo ogni volta che va a trovarla?
«Le mamme sono fatte per questo: per ripetere continuamente buoni consigli. Inascoltate, per altro».

Come mamma, che voto si dà?
«La sufficienza: anche se merito di più. Ma se lo dico i miei figli cominciano a polemizzare. Io, comunque, una mamma come me la vorrei».

03/04/2012 – Grazia.it

Fabrizio

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