Oggi Mina compie gli anni e, per festeggiare il compleanno come si conviene, ieri è stato lanciato il nuovo singolo, Ma che ci faccio qui, il terzo della serie, estratto da Le Migliori, il disco inciso insieme ad Adriano Celentano. Disco che, già campione di vendite del 2016, pare destinato ad essere protagonista anche per quest’anno.
Di Mina si possono dire tante cose: si potrebbe parlare all’infinito della sua voce, della sua scelta di sparire per essere finalmente libera… A me piace ricordare soprattutto le sue vecchie interviste, all’inizio degli anni Sessanta, quando per difendersi prendeva in giro giornalisti e operatori dello spettacolo che, più che intervistarla, sembravano osservarla alla maniera in cui si osserva uno strano animaletto rinchiuso in una gabbia allo zoo. Ma lei era spesso molto più intelligente di loro. C’era chi ci cascava con tutte le scarpe, come Mario Soldati; chi, come Oriana Fallaci, al solito presa da sé stessa più che dall’interlocutore, solo alla fine dell’intervista si faceva venire il dubbio che Mina l’avesse presa in giro per tutto il tempo:
Eh, sì: è proprio una bimba cui bisogna voler bene come ad una sorellina che va difesa perché non sa dire bugie. “Sai?” mormora con aria compunta, “queste cose mi divertono tanto: ma non posso mica continuare a divertirmi in eterno. Devo proprio pensare a quel che farò da grande. Bisogna che mi decida a studiare, a leggere i libri, i giornali, a cercarmi un vero mestiere”. Ma poi il manager viene a dirle che è entrata in finale, ci sono molte probabilità che questo Festival lo vinca, e lei si fa seria come una donna d’affari, in tono professionale gli spiega che in tal caso dovrà correggere il disco, non le piace quell’emissione di voce, l’arrangiamento andrebbe modificato, non trovi? Così mi prende il sospetto che sappia benissimo chi è Fidel Castro, e chi è Kennedy, e chi è Maometto, e cos’è l’amore, e perfino cos’è un pentagramma, e che le bolle di sapone non la divertano affatto, e che l’orsacchiotto sia la sua borsa dell’acqua calda, e che un giorno diventi un’artista autentica come la Piaf, forse lo è già, e di nuovo mi irrita il dubbio di essere stata presa per il naso: davvero essa riassume l’enigma di una generazione da cui ci divide un invalicabile abisso.
Tra l’altro, nel loro successivo incontro, avvenuto poco dopo la nascita del figlio Massimiliano, Mina glielo dirà pure: “Con lei, sa, recitavo una parte, quel giorno”. Non che la cosa la divertisse troppo. E’ nota infatti la sua schiettezza, ed è un gran peccato che la sua rubrica di posta a Vanity Fair abbia cessato di esistere, forse proprio perché qualcuno considerava un po’ eccessiva tanta schiettezza, come sembrava di leggere tra le righe del suo commiato dai lettori (ma forse la mia è malizia ingiustificata…). Sarebbe stato bello chiederle cosa ha pensato, ad esempio, della brutta fiction dedicata a Studio Uno, la cui unica buona idea forse è stata quella di riprendere l’attrice interpretata da Mina sempre di spalle; una scelta fatta, più che per rappresentare Mina come l’icona che è, probabilmente per non far uscire l’attrice con le ossa rotte dall’impossibile confronto con l’originale. Le avrei chiesto addirittura se secondo lei Studio Uno se lo meritasse quell’omaggio, visto che proprio su Vanity Fair aveva definito il programma “una roba bruttina, provinciale”; cosa pensasse di Trump presidente degli Stati Uniti (ma questo non è difficile immaginarlo), o come giudica per esempio le riletture dei grandi classici della canzone americana, che lei ama, ad opera di Bob Dylan. Sono certo che avrebbe risposto da par suo.
Come sappiamo, con il passare degli anni, Mina, che sopporta sempre meno il fastidioso contorno di pettegolezzi, maldicenze, scandaletti inventati da certi cosiddetti giornalisti pur di riempire le pagine dei rotocalchi (di questo e altri aspetti negativi della popolarità si lamenterà in quella famosa intervista rilasciata a Playboy nel 1973), fa la scelta di sottrarsi per sempre ai riflettori. Il che non vuol dire che sia sparita, anzi: era l’unica maniera per restare sé stessa, avere una vita privata e soprattutto per continuare a fare in santa pace quello per cui è nata: cantare. Cosa che speriamo continui a fare ancora per lungo tempo.
Auguri, Mina.
Antonio