Dario Fo, un uomo libero
Dario Fo, il grande attore, autore, drammaturgo, scrittore, pittore, se n’è andato. Tre anni dopo la sua compagna di vita, Franca Rame, una perdita devastante che aveva cercato di riempire lavorando come un ossesso, scrivendo, recitando, partecipando attivamente alla vita sociale e politica (in particolare con l’adesione al Movimento Cinque Stelle), nonostante la salute malferma e i medici che gli consigliavano di andarci piano.
Una vita straordinaria, all’insegna del teatro, dove incontrerà Franca, e con cui darà vita alle sue messinscene più famose. Nel 1962 verranno scritturati anche dalla Rai per far parte di Canzonissima, ma durerà poco: verranno messi in condizione di andarsene dopo poche puntate, perché la loro satira su mafia e morti bianche era intollerabile per i funzionari dell’epoca. Questo episodio diverrà uno spartiacque per Dario e Franca, tanto che, col passare del tempo, il loro impegno politico diverrà via via più marcato, raggiungendo il suo culmine dopo la strage di Piazza Fontana nel 1969: da allora prendono vita i loro spettacoli più politici, fra tutti “Morte Accidentale di un Anarchico” (sulla morte dell’anarchico Pinelli, precipitato da una finestra della questura durante un interrogatorio della polizia per accertamenti proprio sulla strage). I due si esibiscono nella Palazzina Liberty, e il loro impegno politico è fonte di problemi a non finire: verranno osteggiati in ogni modo dalla polizia, che non esitava a interrompere gli spettacoli. Subiranno inoltre intimidazioni di ogni genere, fra denunce, pedinamenti, intercettazioni, fino all’orrendo episodio dello stupro di Franca ad opera di neofascisti nel 1973.
Da questo avvenimento, Franca trarrà un monologo teatrale noto come “Lo Stupro”, per molti anni recitato nei teatri senza ammettere apertamente che la riguardasse in prima persona. Fino a quando nel 1987 non verrà invitata da Adriano Celentano nel suo celeberrimo Fantastico a recitare proprio quel monologo. L’ospitata televisiva fu combinata grazie al contributo determinate di Claudia Mori: fu a lei che Franca Rame telefonò per sottoporle il monologo; Claudia si fece mandare la cassetta, e dopo averla visionata convinse Adriano ad invitare Franca, perché era fondamentale che quel pezzo andasse in onda. Così avvenne, ma non fu semplice: i dirigenti Rai tentarono fino all’ultimo di convincere Adriano a non mandare in onda quel monologo, giudicato troppo forte per una prima serata su Raiuno. Ma Adriano fu inamovibile, e, in una discussione avvenuta poco prima dell’inizio della trasmissione, minacciò che non sarebbe andato in onda se a Franca non fosse stata data la possibilità di esibirsi, costringendo in questo modo i funzionari ad arrendersi. Quella puntata prevedibilmente fece molto scalpore: accanto alla gratitudine di molte donne che si sentirono “liberate”, ci fu chi polemizzò perché il contesto (il varietà del sabato sera) non era ritenuto adatto ad una rappresentazione così cruda. Dario Fo però non gradì le polemiche: parlò di ipocrisia e sottolineò l’importanza che un monologo come quello fosse stato trasmesso ad una così vasta platea di spettatori come quella che al sabato sera guardava Raiuno. Dopo Franca, Adriano ebbe l’idea di invitare pure Dario, in una puntata a ridosso del Natale, per recitare un monologo tratto dal “Mistero Buffo”. C’è da dire che Adriano e Dario Fo si conoscevano da molti anni: si incontrarono per la prima volta ai tempi del Santa Tecla, alla fine degli anni ’50, lo storico locale milanese dove s’intratteneva la gente con jazz e cabaret, quando erano entrambi agli inizi. Franca, in occasione della sua ospitata spiegò che “Io e Dario lo conosciamo da una vita, e non ne parlo bene ora perché mi ha consentito l’accesso in tv. Me lo ricordo dai primi tempi e per me può fare ciò che vuole. Mi è talmente simpatico. Penso che, anche nei suoi errori, egli sia sinceramente onesto”. Soprattutto, Dario e Franca non mettevano piede su Raiuno dai tempi della famigerata censura a Canzonissima. In Rai torneranno quindici anni dopo, ma solo sulla seconda rete, in spettacoli trasmessi saltuariamente per lo più in seconda serata. Tanto che entrambi ci tennero a sottolinearlo: “Grazie a Celentano in Rai 25 anni dopo”, disse Franca; Dario spiegò che “per me l’ autentico ritorno alla Rai è quello di stasera (…) Baudo due anni fa mi chiamò e mi fece recitare un pezzo del “Mistero Buffo” di due minuti. Stavolta invece in Fantastico avrò a disposizione mezz’ora per un intervento vero”. Infatti Adriano mise a disposizione di Dario mezz’ora per recitare un brano tratto dai vangeli apocrifi, seguito da una gustosa intervista in cui il primo, notoriamente cattolico, cerca di convertire il secondo, notoriamente ateo. Ma il momento migliore fu quando Adriano propose a Dario per l’anno successivo di condurre Fantastico al posto suo; la risposta fu: “Solo se i testi me li scrive Andreotti”. Anche quel momento televisivo portò polemiche: alcuni integralisti cattolici si lamentarono del fatto che, proprio durante il periodo natalizio, fosse stato scelto un brano tratto dai vangeli apocrifi, con conseguenze paradossali: l’allora presidente della Cei, il cardinale Ugo Poletti, che attacca la trasmissione condotta da un presentatore cattolico. Nella puntata successiva Adriano difenderà con convinzione la scelta di invitare Fo.
Il rapporto tra Dario e Adriano si è consolidato con gli anni: Adriano lo invitò ancora nel 2001, nella prima puntata della trasmissione 125 milioni di cazzate, e anche nell’ultima, dove diedero vita al famoso sketch al banco con Gaber (alla sua ultima apparizione televisiva), Jannacci e Antonio Albanese, che entrò nella storia della televisione. Nel 2012 Dario difese Adriano dalle polemiche sorte in seguito alla sua ospitata al Festival di Sanremo, e lo invitò poi a una rimpatriata a Palazzo Reale a Milano, insieme a Jannacci, Enrico Intra e Franco Cerri, per ricordare gli anni ruggenti del Santa Tecla.
Adesso che non c’è più, Dario Fo lascia un vuoto incolmabile, e per una volta non si tratta di una frase fatta. Per i credenti, adesso avrà finalmente raggiunto Franca Rame. Lui non ci credeva, anche se affermava di sognare Franca tutte le notti. Come ha scritto oggi il Corriere, per ricordarlo:
Mesi fa, nel cortile della sua casa milanese di Porta Romana, era rimasto incantato davanti a una rosa sbocciata all’improvviso, fuori stagione. Si era convinto che fosse stata Franca a fargli quel dono, come segno di una sua presenza costante. «Lei è sempre accanto a me, ogni volta che non so come trarmi di impaccio, la chiamo e mi risponde». Quella rosa ne era la prova provante. Chissà se adesso lì accanto ne crescerà un’altra.
Antonio