Come accade a tutti i grandi artisti, anche Adriano Celentano è stato ed è tuttora “vittima” di luoghi comuni, false verità createsi nel tempo e dure a morire. Per dire, Adriano non è né bisbetico né burbero, a dispetto dei titoli di due suoi film, come potrebbero testimoniare attori ed attrici che hanno lavorato con lui. Ma la lista di luoghi comuni sarebbe lunghissima (solo la questione Don Backy meriterebbe un approfondimento a parte). Qui di seguito ci limitiamo ad elencarne solo alcuni nel tentativo di dimostrarne l’inconsistenza.
PREGHERO’ NON HA NULLA A CHE FARE CON LA CRISI MISTICA
Si fa fatica a crederlo, eppure è vero: il brano Pregherò e la crisi mistica di Adriano sono due cose distinte e non correlate tra loro. Una clamorosa coincidenza, non l’unica nella carriera di Adriano. Pregherò risale al 1962, com’è noto è una cover del brano Stand by me di Ben E. King e il testo in italiano con forte connotazione religiosa scritto da Don Backy non ha nulla a che vedere con l’originale. La crisi mistica di Adriano risale invece al 1963, esattamente un anno dopo: in seguito a un esaurimento causato dal forte spavento preso al funerale del padre di Claudia Mori, Adriano comincia a riflettere sulla sua vita e si chiede se merita davvero tutte le fortune che gli sono capitate (il successo come cantante, l’essersi innamorato ricambiato di Claudia nonostante fosse già fidanzato). L’incontro con un frate, Padre Ugolino Vagnuzzi, sarà fondamentale: Adriano trova le risposte che cerca nella religione cattolica, e l’Adriano che unisce il divertimento alle incursioni nel sociale nasce a partire da quel momento.
LA QUESTIONE DEL CEMENTO
Ogni tanto qualcuno, credendo di essere particolarmente brillante, critica Adriano per la sua battaglia contro la cementificazione selvaggia rinfacciandogli la villa a Galbiate in cui vive: quella non è costruita con il cemento? E poi il demagogo sarebbe lui. Ovviamente Adriano non ha mai predicato il ritorno alle capanne di legno, semplicemente si batte contro la speculazione edilizia, contro quei brutti quartieri con le case ammassate una sull’altra. Tra l’altro Adriano non odia affatto i grattacieli. Lo ha detto lui stesso:
I grattacieli mi piacciono, ma devono essere costruiti in ‘gruppi’. Non sono mai stato a New York, ma i suoi grattacieli sono coerenti con questa città. (…) Mi piacciono le costruzioni d’avanguardia, futuribili, ma devono essere coerenti con il quartiere dove vengono edificate, e non mischiarsi e distruggere le zone antiche delle città. dove vedi spuntare tra le vecchie case un palazzone di trenta piani.
CANTAUTORE E INTERPRETE
La questione che Adriano sia più cantautore che interprete, almeno fino alla metà degli anni novanta, delle canzoni scritte da Adriano, di quelle che ha scritto lasciandole firmare (e cofirmare) ad altri, di quelle che uno non è al corrente che le abbia scritte davvero lui, è stata già affrontata in questo articolo. Qui aggiungiamo solo una cosa: le canzoni a firma Beretta-Del Prete dovrebbero essere firmate in realtà Beretta-Celentano.
CHI NON LAVORA NON FA L’AMORE NON E’ CONTRO GLI SCIOPERI
E’ un luogo comune duro a morire, visto che ancora oggi c’è chi asserisce che Adriano in quella canzone attacchi gli scioperi. Ma non è vero, basterebbe leggere il testo: è un invito, magari ingenuo, affinché padroni e operai trovino un accordo per far cessare i disagi. Niente da fare: per molti quella rimane una canzone anti-sciopero, nonostante nei versi finali sentiamo l’operaio rivolgersi al suo datore di lavoro dicendo “dammi l’aumento/signor padrone”. La cosa divertente è che qualche anno fa, in una trasmissione pomeridiana, la giornalista Maria Giovanna Maglie sbraitò contro la canzone prendendosela proprio con quel verso. Ironia della sorte: la giornalista reazionaria ultrasessantenne con i capelli biondo platino ha capito il senso della canzone, pur criticandolo, quelli progressisti no.
MASCHILISMO SI’, MASCHILISMO NO
Come molti mostri sacri della canzone, (per esempio Frank Sinatra, Bob Dylan, Neil Young, per non parlare dei Rolling Stones), Adriano in passato si è attirato accuse di maschilismo, a causa di brani come La tana del re, in realtà nient’altro che una canzoncina scherzosa, e di certe dichiarazioni rilasciate alla stampa a mo’ di provocazione – per inciso: il fatto che Adriano parlasse alla stampa senza alcun filtro, dicendo non solo quello che pensa (magari si limitasse a dire quello che pensa) ma tutto quello che gli passa per la testa in quel momento, comprese cose dette in un particolare stato d’animo e che già dieci minuti dopo non avrebbe ripetuto, unite a una certa difficoltà nell’esprimersi e di conseguenza ad esplicitare il suo reale pensiero, è stato a lungo un problema tanto che chi gli vuol bene ha dovuto provvedere a mettere in piedi una specie di sistema di protezione nei suoi riguardi, come dice chi ci ha avuto a che fare : “Tocca sempre a Claudia fare da scudo, altrimenti Adriano si farebbe fagocitare…” –
Molto si è detto anche del rapporto con Claudia. La cosa paradossale è che oggi alcuni media dicono che è e lei ad aver in mano il bastone del comando in famiglia, mentre in passato la facevano passare per la moglie sottomessa. Si tratta in entrambi i casi di sonore sciocchezze. E’ vero che Claudia si è dovuta occupare della famiglia e dei figli, ma non è vero che abbia smesso del tutto di lavorare, di fare film, di incidere dischi anche senza Adriano o di posare per copertine e servizi fotografici. E nonostante l’ego degli artisti, specie quelli del calibro di Adriano, sia bello grosso, è stata comunque invitata dal marito ad apparire nelle sue canzoni, nelle copertine dei dischi, nelle sue serate, nei suoi film, non solo quelli da regista. Sapete qual è stato l’unico caso in cui Adriano, dal momento in cui ha cominciato a far cinema in modo serio, ha accettato che il suo nome fosse il secondo in cartellone? Nel film La Locandiera, dove la protagonista era proprio Claudia. L’unico caso: pure nel film con Anthony Quinn il suo nome aveva la precedenza, perché doveva essere sempre il primo (tranne che nel film con Sophia Loren, solo perché il produttore era il marito Carlo Ponti). Per non parlare di quando accettò di fare una comparsata nel film dove Claudia era protagonista con Marcello Mastroianni: tre brevi scene e il suo nome non appare né nei titoli di testa (viene menzionato solo nei titoli di coda) né nelle locandine, proprio per non trarre in inganno gli spettatori e non far credere che sia un suo film (anche se poi i produttori furboni nelle locandine inserirono comunque la sua immagine, pur senza il suo nome). Sembra una sciocchezza, ma anche se era per sua moglie, si è trattato di un sacrificio non da poco per un egocentrico come un artista del suo calibro non può non essere. Come disse Adriano stesso:
Ho imparato che questo tipo di gelosia per le cose e il successo degli altri sia una forma di impotenza più che di egoismo.
DI CHE PARLA NON SUCCEDERA’ PIU’?
Per molti Non succederà più è una canzone che narra di incomprensioni dovute alla gelosia. In realtà l’argomento principale è una donna trascurata dal compagno, d’altronde basterebbe ascoltare con attenzione il testo, dal celeberrimo ritornello a versi come “morire per la tua assenza” che dovrebbero essere difficilmente equivocabili. Lo stesso argomento della canzone Il principe, uscita esattamente un anno dopo, e che narra nuovamente di una donna lasciata sola dal marito, senza però il tono recriminatorio di Non succederà più, tanto che in questo caso nessuno si sogna di associare la gelosia alla canzone. E sì, il protagonista in entrambe è Adriano: non è un caso che, proprio da Non succederà più, abbia gradualmente ridotto le sue partecipazioni cinematografiche e sia diventato sempre più casalingo.
NON E’ VERO CHE NEGLI ANNI OTTANTA LE VENDITE DEI DISCHI ERANO CALATE
L’unico mezzo flop di vendite fu il disco Atmosfera, che peraltro non se lo meritava, l’unico a non aver raggiunto la top ten dei dischi più venduti. Per il resto, I miei americani, primo e secondo, La pubblica ottusità pubblicato in concomitanza con Fantastico ebbero tutti un gran successo di vendite. Persino la colonna sonora di Joan Lui raggiunse il primo posto in classifica.
JOAN LUI NON FU UNA DISFATTA AL BOTTEGHINO
Anche questo è un luogo comune duro a morire. Ma se fossero vere le fantasiose cifre che circolano di spese e di incassi, il produttore avrebbe dichiarato bancarotta. Così non fu. Il film esordì al secondo posto al botteghino, battuto solo dal sequel di Rambo. Le vicissitudini iniziarono quando Adriano, una volta scoperto che alcuni esercenti tagliavano il film in modo arbitrario per assicurarsi più proiezioni e dunque più spettatori, chiese il sequestro della pellicola. Ma gli incassi non furono il bagno di sangue di cui molti ancora oggi favoleggiano: nonostante i moltissimi soldi investiti, e nonostante non si abbiano cifre certe, i produttori riuscirono comunque a rientrare delle spese, come dichiarò anche Pipolo, uno dei due registi che in coppia con Castellano diresse Adriano nei suoi più grandi successi.
CRETINI DI TALENTO
Questo non è proprio un luogo comune da sfatare, ma più una curiosa rimozione. Infatti, all’epoca di Fantastico, Giorgio Bocca affibbiò il poco lusinghiero epiteto non solo ad Adriano, ma pure ad Enzo Jannacci e Dario Fo, intendendo dire che questi personaggi geniali nella loro arte, lo sono meno quando affrontano i problemi di attualità. Se Adriano abbozzò e non rispose mai davvero, Fo e Jannacci reagirono con irritazione (il secondo mandò pure una lettera a Repubblica). Eppure oggi, quando si parla di questo, menzionano solo Adriano, e non Jannacci e Fo.
ADRIANO NON E’ MAI STATO CONTRARIO AI TRAPIANTI DI ORGANI
Ancora oggi qualcuno lo sostiene e sarebbe ora di smetterla. Anche perché un cattolico contrario alla donazione degli organi è contro natura. Semplicemente Adriano, in quel famoso monologo andato in onda durante la trasmissione 125 milioni di cazzate, espresse i suoi dubbi sulla legge del silenzio-assenso. Magari si espresse male, come ammise pure Claudia Mori impegnata come al solito a metterci una pezza. In ogni caso nella puntata successiva, in seguito alle polemiche, Adriano ospitò il dottor Giuseppe Remuzzi, allora responsabile del dipartimento di medicina specialistica e trapianti dell’ospedale di Bergamo che spiegò bene agli spettatori come stavano le cose. L’intervento fu talmente incisivo che lo stesso Remuzzi tempo dopo dichiarò che, grazie alla trasmissione, “le donazioni sono enormemente cresciute in Italia: oggi il nostro paese che fino al 2000 era tra gli ultimi nella classica delle donazioni in Europa, è secondo” e che “Celentano ha cambiato la storia dei trapianti in Italia”. Può bastare?
BONUS: LA QUESTIONE DEL SOPRANNOME “MOLLEGGIATO”
La storia è nota. Durante la mitica notte del Palaghiaccio, oltre ad Adriano come unico cantante, avrebbe dovuto esibirsi insieme ad altri anche il ballerino Alberto Longoni col soprannome di Molleggiato. Successe però che, a causa dei tafferugli verificatisi all’esterno della struttura, a Longoni e ad altri fu impedito di entrare, così i giornalisti presenti, vedendo Adriano dimenarsi sul palco come un forsennato, indicarono lui come Molleggiato e a causa di questa casualità il soprannome gli è rimasto appiccicato addosso fino ai giorni nostri. Longoni divenne in seguito noto come Jack La Cayenne. Il luogo comune da sfatare in questo caso è che Longoni in realtà si presentava col nome d’arte di Jack La Cayenne già ad inizio carriera: il soprannome Torquato il Molleggiato glielo diede Bruno Dossena, l’organizzatore della serata al Palazzo del Ghiaccio, tanto che sulla locandina, come potete vedere qui, appaiono entrambi i soprannomi. Questo perché a Longoni il soprannome Molleggiato datogli da Dossena non piaceva molto, lui preferiva Jack La Cayenne. Ma di quest’ultimo particolare non si fa mai menzione, mentre dell’episodio che ha decretato il passaggio del soprannome da Longoni ad Adriano si parla spesso e a sproposito, nonostante il fatto che i due siano rimasti amici. Longoni appare pure in una memorabile scena nel film Yuppi Du. Questa.
Antonio