Signor Aldo Grasso, la sua recensione (ma lo è davvero?) alla trasmissione di Adriano Celentano è un imbarazzante distillato di veleno che del programma dice poco, quasi nulla, ma in compenso dice molto dello sproporzionato, invincibile rancore che cova ormai da anni nei confronti di Adriano. I motivi sono noti e non c’è bisogno di ripercorrerli; sta di fatto che, dopo tutto questo tempo e soprattutto dopo una causa vinta, sarebbe ora di metterci una pietra sopra. Ma si sa, ognuno ha il carattere che si ritrova. Non è accettabile però che il suo (sempre meno) prestigioso spazio sul Corriere venga usato in questo modo. Andiamo nel dettaglio:
Idee confuse e acque torbide sembrano sempre profonde. Il dramma di Adriano è questo: quando parla ti auguri che ci dia presto un taglio e canti, ma quando canta ti convinci che è meglio quando parla.
Quando lei scrive certe cose, non solo vomita cattiverie gratuite, ma dice proprio il falso perché se c’è una cosa su cui tutti, ma proprio tutti, anche quelli critici sulla trasmissione (che in tempo reale sui social erano una minoranza, a dispetto di quello che si vuol far credere) hanno concordato è che, nonostante le ottantuno primavere, Adriano canta ancora benissimo e la fa vedere a molti. Se il riferimento era alla falsa partenza sulla canzone La pubblica ottusità, le faccio notare che sono cose che capitano di frequente ai musicisti e che, nonostante la trasmissione fosse registrata, Adriano ha lasciato lo stesso quel momento. Ma per il resto c’era tutto: tempo e intonazione e un’estensione vocale non comune per una persona di quell’età. Cosa su cui hanno convenuto tutti, tranne lei, quindi vuol dire che non la sta raccontando giusta nella sua cosiddetta recensione. Sorvolando sulla meschinità di paragonare trasmissioni e artisti diversi, quasi a voler creare una competizione (che naturalmente vede Adriano soccombere), sul tono finto dolente, ma realmente compiaciuto nella sua stroncatura, c’è un altro passaggio molto grave:
Da una parte ci sono alcuni conduttori che si esprimono come studenti del corso di scienze delle comunicazioni, dall’altra siamo al discorso da bar (banalità e piaggeria), tanto che a un certo punto si sente la necessità di far entrare Ilenia Pastorelli…
Piaggeria? Adriano approfitta della presenza di cinque dei maggiori conduttori della televisione italiana per dire loro cosa non va nei loro programmi, e lei mi parla di piaggeria? Ma dove l’ha vista, di grazia? Ma era sintonizzato in quel momento sulla trasmissione o aveva fatto zapping su X-Factor, da lei spacciato come grande esempio di televisione moderna (ora che è su Sky, quando era in Rai erano stroncature continue, chissà perché)? Il dubbio viene, visto quello che scrive, quasi a confermare quelle voci che dicono che lei i programmi a volte non li guardi nemmeno. Ma si tratta senza dubbio di voci calunniose a cui qui non crediamo minimamente, sia chiaro. Neanche dopo aver letto questo articolo di Riccardo Cassini, autore tra gli altri di Giorgio Panariello. Ha presente, signor Grasso? Quella volta in cui lei descrisse cose che in realtà nello show di Panariello non erano accadute:
Ho il sospetto, glielo dico con il consueto umile servilismo della categoria, che lei, a causa di questa mole di incombenze professionali, non sia riuscito a trovare il tempo di guardare in tv lo Show “Panariello sotto l’Albero”. E’ un dubbio sottile, maligno, che si è insinuato quando ho letto, nella sua critica puntuale, l’enumerazione degli ospiti e delle loro performance: è a questo punto che lei scrive, testualmente, di un “Monologo light di Pieraccioni sui giovani fenomeni del momento”. Le riferisco, le sussurro, in modo delicato, meno stentoreo delle proclamazioni delle sue verità, una notizia: Pieraccioni quel monologo di cui lei parla non l’ha mai fatto. Non ha fatto nessun monologo. Ha solo fatto la parodia di “C’è Posta per Te” che a lei non è piaciuta per niente e poi è andato a casa. Ma proprio subito subito. Inizialmente ho pensato a un lapsus. Ma lei non è tipo da lapsus, professore. E allora, da dove spunta fuori questo “Monologo di Pieraccioni sui giovani fenomeni”, mai fatto? Il mistero si infittisce. E’ il momento, nella trama, di inserire il colpo di scena. Il sito TvBlog.it, la sera della prima puntata, ha scritto la cosiddetta “diretta” dello show, la descrizione in tempo reale di quello che succedeva. Su quel sito, incredibile a dirsi, c’è lo stesso identico errore: una foto di Panariello e la scritta “Monologo di Pieraccioni sui giovani fenomeni del momento”. Pensi, professore, nonostante la mia (scarsa) fantasia di autore, cosa sono arrivato a malignare: che lei, poiché Panariello le sta antipatico, non abbia visto lo show e si sia poi informato su TvBlog, riportando quindi, in maniera letterale, l’errore che c’era su quel sito. Insomma, sono sicuro che ci sia un’altra spiegazione e quindi se le va, se trova un attimo, la prego di confortarmi tanto da scacciare questi poco natalizi cattivi pensieri. Altrimenti ci troveremmo davanti a un modo sciatto e disordinato di fare critica.
E, a quanto pare, non era la prima volta che accadeva:
Questi pensieri mi hanno riportato a 15 anni fa, al lontano gennaio 2001, ricordato anche nel suo articolo. Lei scrisse una critica sul programma di Giorgio Panariello dell’epoca, intitolato “Torno Sabato”. Alla stampa, Giorgio aveva annunciato che, nella prima puntata, avrebbe fatto i personaggi di Mario il Bagnino, Merigo l’ubriacone e Lello Splendor, il matto dei cruciverba. Nella sua critica del giorno dopo, lei scrisse: “Bibi Ballandi contro il Bagaglino, Lello Splendor contro Leo Gullotta”. Noi però, all’ultimo momento, avevamo tolto il personaggio di Lello Splendor dalla scaletta. Cattiverie da artisti lunatici. Quella volta lì, avevo pensato al lapsus. O anche alla figura retorica della sineddoche, la parte per il tutto: Lello Splendor a significare i vari personaggi di Panariello. Però, nominare proprio l’unico personaggio che nel programma non c’era stato… prestava il fianco a qualche sospetto. Giambattista Vico sarebbe fiero di questi corsi e ricorsi storici. Così come lei ha intitolato: “Panariello è simpatico ma ha tempi comici dell’altro secolo”; io potrei intitolare: “Aldo Grasso è simpatico ma ha articoli critici dell’altro secolo”. Che poi, a voler essere precisi, il gennaio 2001 non è nemmeno l’altro secolo. Tornando al calviniano Monologo Inesistente, ho deciso quindi di intitolare questo mio scritto: “È un falso Grasso”, come ha già visto in testa. Sì, lo so, a questo calembour “light” (cit.) avrebbe il diritto di stigmatizzare “E’ una battuta alla Panariello” ma… attenzione: ai tempi della gloriosa e da lei apprezzata trasmissione “Viva Radio 2”, questa battuta la scrissi per il conduttore e lei, presente (non ricordo se di persona o al telefono), si fece una sonora risata. Io ero sempre io e la battuta era veramente sciocca, ma grazie alla presenza di un conduttore a lei più simpatico, o diciamo più congeniale, affine, vivevo di una benevolenza riflessa. Non è una bella sensazione pensare di poter essere considerato un genio o un incapace non per meriti (o demeriti) propri, ma solo in base al fatto di collaborare con un artista o con un altro.
Che dire… Anche se non risulta che pubblicamente gliel’abbia data (privatamente, non sappiamo), una spiegazione ci sarà senz’altro. Ci deve essere, perché noi qui, anche dopo lo strampalato articolo sulla trasmissione di Adriano (e siamo pronti a giurarlo solennemente), ci rifiutiamo di credere che lei per partito preso recensisca trasmissioni che guarda distrattamente o che non guarda affatto. Forse non è Adriano ad avere bisogno di un amico, ma è lei ad aver bisogno di qualcuno che le dica di smetterla.
Antonio
Altre letture suggerite sul critico a noi più tristemente noto:
Andrea