Sono passati esattamente quattro anni (otto e nove ottobre 2012) dai due storici concerti di Adriano Celentano all’Arena di Verona. I fan di Adriano stanno celebrando l’anniversario sui vari social con frasi, video e immagini che testimoniano, oltre all’affetto, l’importanza che quell’evento ha avuto nelle loro vite. Evento unico e forse irripetibile (Adriano pare non abbia alcuna voglia di fare concerti per il futuro, anche se i fan ci sperano), che ha battuto una serie di record: i biglietti polverizzati in meno di due giorni; il fiume di gente arrivata dall’estero (oltre ai duemila russi, anche slavi, tedeschi, francesi, spagnoli, olandesi, inglesi che durante Azzurro sventolavano felicemente la bandiera del Regno Unito), che ha costretto l’aeroporto di Verona a dirottare i voli privati a causa del gran numero di persone in arrivo (facile immaginare che l’enorme indotto generato abbia fatto guadagnare ad Adriano l’eterna gratitudine di albergatori e ristoratori, oltre a quella dell’amministrazione della città che per questo gli consegnò le chiavi di Verona); il record di spettatori della diretta televisiva delle due serate che a Mediaset non vedevano da anni ed è tuttora insuperato, per non parlare del successo della replica (il meglio delle due serate condensato in una) trasmessa per due anni consecutivi (2013 e 2014), che entrambe le volte vinse la gara degli ascolti, nonostante il concerto fosse stato distribuito in un dvd che ebbe a sua volta un grande successo, risultando il più venduto del 2013, battendo finanche gli One Direction, boy band amatissima dagli adolescenti, che si fermarono al secondo posto.
Tanto successo fu dovuto naturalmente all’indiscutibile talento e carisma di Adriano, ma molto del merito va attribuito anche all’inseparabile Claudia Mori, che mise in piedi tutta l’organizzazione, come spiegò il figlio Giacomo in un’intervista al quotidiano La Stampa:
Dopo la prima ho subito mandato un messaggino ai miei genitori per complimentarmi. Soprattutto con la mamma, ha fatto tutto lei (…) Di papà lo sapevano tutti che è un genio. Ma che la mamma avesse la forza di mettere insieme tutta quella strutturona…
E’ molto importante sottolineare che Adriano in quei concerti non si limitò a celebrare il passato, infatti la scaletta non fu esattamente composta dai cosiddetti greatest hits: accanto agli immancabili successi, Adriano inserì canzoni degli album recenti, rispolverò vecchie canzoni un po’ dimenticate (Straordinariamente, L’Artigiano), ma soprattutto ideò un geniale medley, eseguito con l’apporto fondamentale del coro, giocando sulla memoria ballerina, mischiando canzoni diverse tra loro come Io sono un uomo libero, Si è spento il sole, Viola, che sfociarono poi in Ringo; oltre a un non meno geniale mash-up composto dalle due canzoni Cammino (nella versione contenuta nell’album Il Re degli Ignoranti) e I passi che facciamo, ribattezzato per l’occasione Città senza testa. Due tentativi di fare qualcosa di diverso, peraltro ottimamente riusciti, che testimoniano come Adriano abbia ancora delle cartucce da sparare.
E questo ci porta al dettaglio più rilevante emerso dalle due serate. Perché Adriano, alla sua età (al tempo dei concerti ne aveva 74), oltre ad avere ancora un grandissimo seguito che i suoi colleghi, compresa gente con meno della metà dei suoi anni, si sogna, ha dimostrato di essere un artista tuttora rilevante, nonostante sia sulla scena ormai da quasi sessant’anni ininterrottamente. Cioè un artista che è ancora capace di influenzare la musica e il mondo dello spettacolo in generale, rappresentando quasi un unicum nel panorama musicale internazionale, dove anche gli artisti ancora sulla breccia non fanno altro che celebrare gli antichi fasti finendo per diventare le cover band di sé stessi (vedi i Rolling Stones), salvo rarissimi casi (Bob Dylan, e forse Paul McCartney). Il perché è presto detto: dopo anni e anni in cui gli operatori dello spettacolo hanno detto e ripetuto che la musica in televisione non funziona (tesi peraltro supportata dai bassi ascolti ottenuti da chi fino a quel momento aveva tentato esperimenti di quel tipo), Adriano ha dimostrato invece che si può fare buona musica e allo stesso tempo ottenere grandi risultati d’ascolto. Tant’è che, dopo quelle due serate, in televisione è stato tutto un proliferare di “concerti-evento”, sulla scia di quelli di Adriano, in alcuni casi ripetendo sfacciatamente la formula (due serate consecutive), l’ambientazione (l’Arena di Verona), e ricalcandone persino l’escamotage pubblicitario (insistendo negli spot sull’eccezionalità dell’evento in questione). E ancora oggi assistiamo a direttori di rete che annunciano con grandi aspettative eventi di questo tipo sulle loro reti (eventi che hanno quasi sempre successo, ma che rimangono comunque lontani dai risultati d’ascolto raggiunti da Adriano). Tutto questo, ribadiamo, influenzato da Adriano e dai suoi due concerti, anche se non ci pare che questo gli sia stato finora riconosciuto. Ma il tempo è galantuomo.
Noi intanto, con la mente ancora rivolta a quelle due magiche serate (sia per i fortunati presenti all’Arena, sia per chi le ha viste in televisione) speriamo di goderci ancora a lungo un artista che, contrariamente ai colleghi della sua età che si affannano a rincorrere le nuove tendenze, spesso con risultati improbabili, costringe invece tutti, giovani e meno giovani, a seguirlo. Come disse molto bene il giornalista Ernesto Assante, nel suo bell’articolo a commento dei concerti, Adriano è il “Re del nostrano panorama, una regalità che, ci piaccia o no, è ancora saldamente nelle sue mani“.
Antonio