In occasione del compleanno di Adriano Celentano, che è inequivocabilmente il più grande artista italiano, l’unica vera icona dal dopoguerra ad oggi, abbiamo deciso di omaggiarlo con una serie di dichiarazioni di alcuni suoi colleghi che lo riguardano. Perché, oltre a godere dell’affetto dello sterminato numero di fan che lo segue, Adriano è stimato da molti artisti, non solo italiani, ed è anche una fonte d’ispirazione per loro.
Celentano? E’ un gran personaggio ed è intelligente.
Lucio Battisti su Eva Express del 10 giugno 1970.
Io, nelle mie canzoni, cerco di fare un discorso, un ragionamento. Cosa che, d’altronde, ha fatto anche Adriano Celentano: un cantautore di prima razza. Non per niente ha dovuto metter su una casa discografica per proprio conto. Che cosa fa Celentano? Racconta, ragiona. Come faccio io, a mio modo.
Fabrizio de André su L’Europeo del 13 marzo 1969.
Celentano lo considero un grande, fin da quando lo incontrai a Sanremo: cantava “Il ragazzo della via Gluck” e incredibilmente fu eliminato.
Ennio Morricone sul Corriere della Sera del 3 dicembre 2007.
I tuoi maestri quali sono stati? Se dovessi dire tre cose che hanno lasciato il segno nella tua formazione, che diresti?
Se mi obblighi a dirne solo tre rispondo L’Orlando Furioso, Il Vangelo secondo Matteo, Bob Dylan. Altrimenti per la musica ti dico anche Dalla, Jannacci, Celentano (…) Il ragazzo della via Gluck è un po’ un testo sacro.
Francesco De Gregori su L’Espresso del 6 ottobre 1985.
La canzone del cuore? Il ragazzo della via Gluck, con quella ho imparato a suonare la chitarra.
Francesco De Gregori su La Stampa dell’8 settembre 2012.
S’intitolava “La casa dove sono nata” (La maison où j’ai grandi), la mia versione francese del successo di Celentano. Il ragazzo della via Gluck fu bocciata a Sanremo, ma avevo capito che la canzone era straordinaria e così decisi di tradurla. Ho conosciuto Adriano al Cantagiro, assieme ad altri straordinari italiani (…)
Françoise Hardy sul Corriere della Sera del 26 giugno 2003.
Sono sempre stato attratto dall’effetto naturale di una voce che non cerca di coprire un’eventuale mancanza, a differenza per esempio dei gruppi inglesi, costretti ad avere un accento americano prefabbricato. Che sia Lloyd Cole, i Beatles con Little Richard o Mick Jagger con Howlin’ Wolf, c’è una lunga lista di cantanti inglesi che si allenano nella loro stanza a cantare in americano. Quando è arrivato David Bowie, abbiamo finalmente avuto un inglese che ha cantato in inglese, non in americano, ed è stato molto interessante. C’è anche l’esempio di Celentano (…) Aveva naturalmente una voce molto italiana ma, pur non essendo un crooner, era guidato dalla sua personalità e dal suo istinto, senza complessi o l’aspirazione a imitare gli americani.
Tom Verlaine, cantante, chitarrista ed ex leader della storica band americana Television, sulla rivista francese Les Inrockuptibles, il 22 maggio 2001.
The king of italian rock and roll
Alex Chilton, cantante ed ex leader delle band Box Tops e Big Star, poco prima di eseguire la canzone di Adriano “Il Ribelle”, durante un concerto in Minnesota alla metà degli anni novanta. Chilton inciderà la canzone nel suo album solista “A Man Called Destruction” nel 1995, e nell’album dal vivo “Live in Anvers” del 2004. Ha eseguito inoltre il pezzo diverse volte dal vivo, di cui una in Italia, a Marina di Ravenna.
L’ho scoperta su YouTube, ed è una delle migliori canzoni di sempre. E’ opera di questo cantante e attore italiano molto famoso (…)
Brian Chippendale del gruppo statunitense noise rock Lightning Bolt, a proposito di “Prisencolinensinainciusol”, sulla rivista inglese Mojo, settembre 2015.
Per me lui è come Elvis, il più grande, senza paragoni.
Eugene Hütz, cantante e leader della band ucraina Gogol Bordello, su Repubblica del 25 maggio 2010.
Non sono questi gli unici casi. Il cantante rock inglese Ian Dury aveva una grande stima per Adriano. Lo inserì nella canzone “Reasons to be Cheerful” (letteralmente “Ragioni per essere allegro”), insieme a svariati altri personaggi (Little Richard, Elvis Presley, Woody Allen, Salvator Dalì e la canzone Volare di Domenico Modugno, tra gli altri). Inoltre, come segnalatoci dal nostro utente YUPPI DU, Ian Dury, chiamato dalla rivista britannica Smash Hits (nel numero del 18 ottobre del 1979) a redigere una lista dei suoi dodici artisti preferiti di tutti i tempi, inserì proprio Adriano insieme ad altri personaggi tra cui Gene Vincent, Dean Martin, Bill Fury, Merle Haggard, Wilson Pickett. Mentre per gli altri cantanti Dury indica anche un disco in particolare che preferisce del loro repertorio, di Adriano dice che ama tutto, preferibilmente il repertorio in italiano (citazione letterale: “Adriano Celentano – Anything, preferably something in Italian”). Esempi più recenti sono poi il tweet del maggio del 2015 di Jonny Greenwood, grande chitarrista dei Radiohead che, linkando il video di “Prisencolinensinainciusol”, scrisse “Italy invents hip hop – in 1972” e quello di Steven Van Zandt, chitarrista di Bruce Springsteen, di un paio di settimane fa, quando, dopo che un utente gli aveva inviato una foto che lo ritraeva ospite al famoso “Fantastico” condotto da Adriano nel 1987, scrisse come commento un inequivocabile “Adriano Celentano! My hero!”.
Auguri Adriano, e grazie. Per le cose ci hai donato fino ad oggi, e che ci donerai in futuro…
Antonio